Il viaggio di Nostra Signora del Prodigio

Verso la metà del XVII secolo le forze militari dell’impero ottomano invadono l’isola di Candia, l’attuale Creta, importante possedimento veneziano del mediterraneo orientale e centro di traffici commerciali della repubblica Serenissima. Il 12 settembre 1669 una nave veneziane, in fuga dall’isola, ormai conquistata dai Turchi e diretta verso la madre patria, incappa in una furibonda tempesta. La morte incombente tra i flutti avanza implacabile. All’improvviso un piccolo quadro raffigurante la beata vergine con il bambino affiora tra i marosi. Le acque si calmano repentinamente … è la salvezza. L’immagine è conservata a Venezia fino al 1820, nel palazzo dei conti Zancaropulo Berardo. L’ultima discendente del casato, margherita Zancaropulo Berardo, trasferisce l’icona a Salvaterra Polesine. Il quadro passò poi, per via ereditaria, ai conti Pellegrini di Almenno San Salvatore presso Bergamo; costoro frequentando per villeggiatura estiva Cernobbio, lo consegnarono, per devota riconoscenza, al prevosto del luogo, don Pietro Maurelli. Nel 1912 l’antica icona è donata da don Maurelli a monsignor Antonio Pagani; sosta per breve tempo nella parrocchiale di Maslianico, borgo nei pressi di Cernobbio, nel 1915 giunge sul colle di Garzola.

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